lunedì 17 novembre 2014

Medi e bassi

Il viatico della sofferenza è una tappa obbligata di un viaggio fatto di alti e bassi. O forse meglio dire medi e bassi, vista l’epoca. Respirare evita di espandere il pensiero. Occupa il tuo tempo. Calma le tue ansie.

Che ci faccio qui? Direbbe Chatwin. E così mi viene da dire adesso. Sperduto nel mio paese d’origine, in lande grigie che impregnano l’animo di torpore negativo. Pensare accresce il magone. Non pensare allenta le tensioni.

Un incontro casuale che tira su l’umore è un minuscolo tassello colorato di un mosaico ancora troppo indefinito, composto da pezzi infinitesimali e davvero poco chiaro. Il presente da mordere, il passato da scalciare e il futuro da bramare.



Il (di)vagare è un vortice infinito che richiama al peccato originale, quel mai sazio senso di nomadismo figlio di ansia e irrequietezza, che si ripropone anche senza la tua volontà, anticipando il rientro alla base di qualche tempo.

Ritornano in aiuto coloro che sanno come farlo, chi da vicino con un sorriso o con un sorso di birra, chi da lontano con la sua voce. Tra una galleria di un treno e un'altra.

Adesso testa in alto, respiro rilassato e valigie in spalla. La fine (temporanea) del ritorno preannuncia l'inizio di un altro viaggio, al termine di un anno tutto sommato spettacolare, ma senza lieto fine. Tanto per cambiare.


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