domenica 31 maggio 2009

The Universal - Blur

giovedì 28 maggio 2009

histórico



Nel calcio moderno, imbottito di partite ed amichevoli per far soldi che si susseguono una dietro l'altra, senza sosta, con gli impegni delle nazionali a fare semplicemente da cornice alle varie competizioni dedicate ai club, in pochi avrebbero pensato che una squadra potesse vincere tutte le competizioni cui prendeva parte.
11 mesi fa, quando Pep Guardiola prendeva le redini del progetto Barça dopo l'annus horribilis dei blaugrana sotto la guida di Rijkaard, solo un pazzo avrebbe pensato che ciò sarebbe stato possibile.
La smentita è arrivata ieri, quando il F.C.Barcelona si è proclamato campione d'Europa, annientando la corazzata Manchester United del galletto Ronaldo, probabilmente già molto in debito con la fortuna per come hanno portato a casa la Coppa dalle grandi orecchie l'anno scorso (rigore di Terry n.d.r.)
Il trionfo non solo di una squadra, ma di una "nazione", di un progetto, di un allenatore che al primo anno ha sovvertito i vari stereotipi che accompagnano i debutti di ex calciatori, lui che l'anno scorso allenava il Barça B nell'equivalente della serie C2 spagnola. Di quella squadra ieri sera uno calcava il terreno dell'Olimpico, Sergi Busquets, figlio d'arte, da molti non ritenuto all'altezza per come aveva interpretato la partita di Londra, eppure Guardiola non ha avuto paura, ha confidato in lui ed ha avuto ragione.
Non ha avuto paura Pep, di affidare il centro della difesa a Touré, di schierare Sylvinho a sinistra nonostante non giocasse da tempo, tuttavia la chiave della partita è stato il non concedere alcun punto di riferimento al Manchester li davanti, Eto'o a destra, Messi finto centravanti. Con questa mossa il Manchester si è trovato spiazzato, e non è un caso che Eto'o si trovasse in posizione defilata quando ha segnato il gol del vantaggio. Da lì è stata accademia, i blaugrana accarezzavano il pallone e per il Manchester era notte fonda, nemmeno sui calci piazzati riuscivano a far paura a Valdés.
Il suggello poi arriva col gol di Messi, 1,68 che svetta in barba alle leve lunghe di Rio Ferdinand, imprimendo al pallone una traiettoria indecifrabile, beffarda, che toglie le ragnatele all'incrocio dei pali...
La vittoria di Iniesta, ritornato dopo 3 settimane ai suoi livelli, la vittoria di Piqué, scartato in fretta l'anno scorso proprio dal Manchester, la vittoria di Henry, campionissimo a cui mancava solo questa Coppa, la vittoria di capitan Puyol, l'unico nella storia del Barça a sollevare due Coppe dei Campioni; ma soprattutto la vittoria di Pep Guardiola, allenatore sobrio e mai sopra le righe, dal comportamento esemplare, che è riuscito ad inculcare alla sua squadra una mentalità umile ma allo stesso tempo vincente, che ha dato spazio ai giovani della "cantera", mai infatti una squadra campione d'Europa poteva vantare 7 giocatori del proprio vivaio in una finale.
Doveva essere Messi contro Ronaldo, ma alla fine la vittoria è stata di Guardiola contro il santone Ferguson, sportivissimo nell'ammettere la sconfitta...

Ave Barça

martedì 26 maggio 2009

digressione calcistica...



Riflettori sull'Olimpico di Roma, la finale di domani merita una certa attenzione, visto che si sfideranno le due squadre che, a detta di molti, meritavano più di tutte di giocarsi a visto aperto l'ambito trofeo.
Due modi diversi di vedere e vivere il calcio, due scuole diametralmente opposte, due caratteri agli antipodi. Da un lato il Manchester, più che una squadra una multinazionale che, almeno per ora, sembra non risentire della crisi economica. Dall'altro il Barça, espressione non solo di un calcio virtuoso ma anche di una sottocultura spesso sottovalutata come quella catalana, un'oasi di pragmatismo nella "sorniona" Spagna.
A confronto due stili di gioco, quello classico inglese di palla lunga e pedalare, che però ultimamente ha avuto bisogno di alcuni accorgimenti "italiani" come l'impiego di Rooney e Park sulle fasce laterali a mò di terzini quando la squadra avversaria attacca. Il gioco del Barça si sa, è imperniato sul possesso palla, sugli scambi corti e sullo spettacolo, con la consapevolezza che con una difesa non impeccabile, l'importante è fare un solo gol in più dell'avversario.
Schieramenti di gioco più o meno simili, entrambe le squadre adottano di solito il 4-3-3, tuttavia è ovvio che l'approccio alla partita sarà diverso; una finale secca è una partita dove speculare può essere letale, dunque il Manchester sa di non potersela giocare col catenaccio stile Chelsea al fine di ammortizzare l'arrembaggio catalano. Ferguson dovrà quindi cercare di imbrigliare i due "volantes" blaugrana, Xavi e Iniesta, definiti da lui stesso come "due che nella loro vita non hanno mai sprecato un pallone". Tuttavia è difficile credere che i Devils attuino un tipo di gioco rinunciatario e optino solo per il contropiede. Le assenze in difesa del Barça possono essere decisive e Ronaldo e C. potrebbero approfittarne. A tal proposito, fondamentale sarà la disposizione della difesa da parte di Guardiola, che ha a disposizione solo due difensori puri, Piqué e Puyol; confermato l'adattamento di Touré al centro e lo spostamento del capitano sulla fascia destra, il dubbio amletico del tecnico di Santpedor sarà chi schierare sulla fascia sinistra (ballottaggio Keita-Silvinho) e consequentemente chi occuperà il posto di mediano(Keita-Busquets).
Le decisioni degli alenatori in partite senza possibilità di appello sono spesso decisive, sarà quindi una partita a scacchi, dove gli alfieri Messi e Ronaldo saranno il fiore all'occhiello, seppure molto spesso in tali eventi la forza del gruppo tende a prevalere.
Sarà Ferguson contro Guardiola, Messi contro Ronaldo, Xavi contro Carrick, Ferdinand contro Puyol, o molto più probabilmente assisteremo allo scontro di due squadre fatte per vincere.
Sarà lo scontro tra il tiki-taka del Barça, che ha alla guida un tecnico giovane ma che già da giocatore mostrava capacità di capitano dentro e fuori dal campo, ed il Manchester, guidato dal santone Ferguson, un uomo che da 23 anni si mantiene nel gotha del grande calcio.
Mai come in questo momento, con due protagonisti del genere, il miglior scenario non poteva essere che Roma, l'arena dei gladiatori dell'Olimpico è pronta ad esplodere...

il bivio...



eccoci al primo bivio, e soprattutto al primo sovrapprezzo da pagare, la traversata del Mare Baltico...
da Rostock a Gesder (DK) o a Trelleborg(SW), oviamente la seconda opzione risulterebbe molto più costosa ed allungherebbe i tempi del viaggio, ma del resto è un viaggio alla cazzo quindi...

decideremo poi...

lunedì 25 maggio 2009

itinerario


in rosso il percorso "originale", che comunque non varierà sostanzialmente fino ad Amsterdam, da lì, probabilmente sotto effetto di funghetti o chissà cos'altro, sceglieremo la rotta del ritorno, in viola il percorso alternativo...

PS - notare l'omissione di una parte specifica della Francia, del resto, perchè tagliare per le montagne? meglio la Costa Azzurra...

Una nuova tappa

I pochi "eletti" o "sfigati" che si imbatteranno per caso in questo blog aperto dal sottoscritto, si domanderanno l'utilità del suddetto. In effetti di utilità per il momento ve n'è ben poca, semplicemente avevo voglia di buttare giù due righe e di sfogarmi un pò scrivendo sul web.
In realtà tale blog inizierà ad avere un senso quest'estate, più esattamente il 6 agosto, quando partirò per Praga per il primo e probabilmente ultimo Interrail della mia vita...
L'idea è nata così, spontanea, insieme ad un amico, la voglia di un viaggio alla ventura, con poche precauzioni, con i soldi contati, semplicemente alla ricerca della conoscenza di luoghi a noi molto vicini ma che non conosciamo affatto. Dunque un tragitto senza mete prestabilite( a parte Berlino e Amsterdam) che ha come unico neo il limite del tempo (22 giorni) e ovviamente dei soldi.
Un viaggio dunque stereotipato, che molti reputeranno semplice e volto al puro divertimento, ma credo che se verrà da noi interpretato in un certo modo, risulterà essere molto più grezzo del previsto, e per questo, molto più affascinante.
Vedremo cosa ne verrà fuori...