martedì 25 giugno 2013

Tempo

A volte imbattersi in documenti lasciati da parte è una piacevole sorpresa. Poche parole riempiono una notte stanca, gonfia e pesante. Non sono parole mie, il loro autore mi è ignoto, ma fanno parte di un documento che una persona cara mi ha passato poco tempo fa.

Tra tutte, mi hanno colpito maggiormente delle frasi riguardanti il tempo e il modo in cui lo utilizziamo o proviamo, stupidamente, ad "ammazzarlo".




Per capire il valore di un anno, chiedi a uno studente che è stato bocciato
Per capire il valore di un mese, chiedi a una madre che ha dato alla luce un bambino prematuramente.
Per capire il valore di una settimana, chiedi all'editore di un giornale settimanale.
Per capire il valore di un'ora, chiedi agli innamorati che stanno aspettando di incontrarsi.

Per capire il valore di un minuto, chiedi ad una persona che ha appena perso un treno.
Per capire il valore di un secondo, chiedi a qualcuno che ha appena evitato un incidente.
Per capire il valore di un millesimo di secondo, chiedi all'atleta che ha vinto una medaglia d'argento alle Olimpiadi.

Frammenti di vita. Attimi che si congiungono. Riflettendo su queste situazioni possiamo imparare davvero a far fruttare il nostro tempo, a non sprecarlo. Credo che la vista sia fatta di attimi, di emozioni fini  a sé stesse a volte senza del senso compiuto. Ma niente ha davvero senso se non inserito nel circuito globale della vita. Esistono momenti amari con i quali bisogna convivere forzatamente, vivendoli come dei mali fisiologici e necessari, per poi tornare a sentirsi meglio.


Tutte le notti, qualcuno pensa a te prima di andare a dormire.

Le cose migliori della vita sono invisibili, ecco perché chiudiamo gli occhi quando baciamo, piangiamo e sognamo

Nessuno può cambiare una persona, ma qualcuno può essere una ragione affinché una persona cambi

Prendersi la vita così come ci arriva, in maniera irrazionale, è l'esercizio più sano per il corpo e la mente. Perché alla fine, se non ci lasciamo andare e proviamo a saltare, magari non cadremo in picchiata, ma non spiccheremo nemmeno il volo...

domenica 9 giugno 2013

Fuje

Il risveglio, brusco o lieto che sia, serve per rompere o meglio spezzare l'impasse.

A volte serve una botta. Dura. Secca. Decisiva.

Non solo per svegliarti, ma per riattivarti. Non è la prima. E nemmeno l'ultima.

Il polso, malandato, stride ancora.

Il ritardo dell'estate rallenta il recupero.

Il tempo fà e disfa. Prima logora poi aiuta.

L'attesa estenuante di alcune risposte, che fluttuano nell'etere a tempo indeterminato, scandisce il passare dei giorni.

So fare alcune cose. Non so spiegarle. Nessuno mi ha insegnato.

Si impara da solo, dopo aver sbagliato, sfruttando le circostanze che galleggiano intorno a noi nel mare della vita.



Essere pronti. Cosa significa?

Credo che non sia mai davvero pronti. Lo scopriamo solo una volta iniziato il cammino.

La prima volta che entrai in acqua, a 3 anni, non ero pronto. Eppure galleggiai fin dal primo momento.

Guardare dietro serve fino a un certo punto. Per prendere gli sbagli, imparare a conviverci e poi tramutarli in certezze, in sicurezze.

Ci accompagnano periodicamente tantissimi quesiti irrisolti.

Si formano sul nostro corpo delle macchie indelebili, una sorta di tatuaggi-cicatrici che ci ricordano qualcosa. Come dei segni di un viaggio, delle tacchette di esperienza.

Fermarsi a pensare non serve. Correre, è l'unica soluzione.

Jesc' d'o bbuio, bast che fuje...