lunedì 12 maggio 2014

Sin pestañear

Las 18 horas de viaje marcaban la pauta del movimiento del cuerpo, inspirado por las ganas de conocer pero a la vez cansado y limitado. Entre bostezos y sonrisas el paso de una frontera a través de un bus de la anteguerra me proyectaba hacia otra dimensión, mientras la vegetación se abría para crear el espacio sorprendente de un lugar místico, asombroso, que me hizo sentir infinitamente pequeño.

El saludo con la mano de dos niñas guaraní había hecho que el día empezara mejor que nunca, pese al agotamiento corporal. Una vez llegado al destino final, el  leve ruido de las aguas que bajaban al río preparaba para el impacto visual. Un arco-iris se estallaba entre los árboles y las cataratas y una llovizna dulce salpicaba en mi cámara de fotos, mientras mi mirada se atontaba y yo, sin poder evitarlo, entré completamente en el ambiente.



Atrapado en una realidad confusa y surrealista, apenas podía darme cuenta de donde me hallaba. El síndrome de Stendhal, algo que me había golpeado solo en otra ocasión en mi pasado, pudo más de la lluvia intensa de la Garganta del Diablo, frontera natural entre dos países, que en este lugar casi se abrazan. No salió ni un grito. Las emociones se volcaban tanto que era imposible expresarlas.

Era mejor quedarse mirando el espectáculo. Un conjunto de colores, olores y sensaciones, que anularon el cansancio, hasta que los ojos no pudieron distinguir nada por las lágrimas que se alternaban al agua. Así, sin más. Sin pestañear.


lunedì 5 maggio 2014

Abitudini

A che servono un paio di scarpe nuove, quando le tue continuano ad allacciarsi e sostengono la tua scoliosi? Non è meglio evitare qualche birra in più? La mancanza di budget effettivo aguzza l'ingegno e la scaltrezza. È quasi divertente dover centellinare le proprie risorse inseguendo degli obiettivi. Perché il fine ultimo non è arricchirsi, quanto urlare al mondo l'ebbrezza per una sorta di realizzazione, breve o effimera che essa sia.

Poco fa ho discusso con un amico fraterno, anch'essi emigrato e sognatore, nonché con un portafogli piuttosto esile e senza entrate fisse, riguardo la nostra situazione. Entrambi dall'altro lato del mondo, in perenne jet-lag con la madre Europa, abbiamo parlato di abitudini, routine e motivazioni.

Gli sbadigli frequenti, l'assenza di ritmo assimilato e i pomeriggi accidiosi sono una costante nello scorrere delle mie giornate argentine, alla ricerca continua di una storia da raccontare e di pagine nuove da scrivere, a più a lungo termine. Tutto ciò è figlio di una mia scelta, ponderata per mesi. Cercare un'abitudine, quando non se ne sente il bisogno, è una forzatura. L'arte di arrangiarsi è un dono, ma va perfezionata durante lo scorrere degli anni. È un tipo di forgiatura particolare, meno raffinata, più ruvida, più vera.


Ora che ancora posso, ho deciso di rinunciare all'abitudine, o alle abitudini, escluso il caffè la mattina e il Napoli. I viaggi, purtroppo, ancora non possono essere catalogati come tali. Ed è proprio per questo motivo che ho scelto di non dipendere da niente e da nessuno. Il tempo non è infinito e ognuno lo 'ammazza' come meglio crede. Io preferisco godermelo, lontano da quattro pareti dove della gente attonita prova a interagire secondo dei dettami prefissati, lontano da sveglie, da firme e da agende fitte di impegni.

Precario, come non mai, ma sorridente, proprio quando decisi di allontanarmi da una realtà ovattata e apparentemente comoda. La vita è adesso. In effetti, è proprio vero quanto mi disse una persona lo scorso settembre, tra un'avventura e un'altra: "sei pieno di inquietudini". Me lo disse col sorriso sulla labbra e con gli occhi accesi, nonostante mi conoscesse poco. Però, silente, mi appoggiava, mi spronava e, sotto sotto, mi invidiava anche un po'.