lunedì 28 luglio 2014

America, Latina

Fin da piccoli il (primo) mondo che avvolge la nostra esistenza di privilegiati ci disegna il sogno americano come una delle più eccellenti manifestazioni del genere umano. Un enorme progetto di vendita che poco a poco cerca di inglobare tutte le regioni del pianeta ha assegnato arbitrariamente il nome 'America' a quel luogo a cui molti dirigono il proprio sguardo, ammaliati da quella grande vetrina che la televisione prima ed Internet poi hanno propagato, in maniera stucchevole e patinata.

Sarà che sono nato al Sud, sebbene nell'emisfero Re, ho sempre inclinato il mio sguardo verso luoghi meno impomatati. Sarà che la passione di una lingua, di cui ignoro le cause primordiali, mi ha spinto a conoscere meglio altri lidi. Per me l'America, è latina, un luogo in cui lo spagnolo e il portoghese, seppur iniettati con odio e coercizione, sanno convivere con il quechua, il guaraní, il mapuche e tante altre forme di dialogo pre-esistenti prima dell'arrivo dei coloni.



L'America è latina perché dal Messico in giu esistono ancora luoghi inaccessibili, per raggiungere i quali non serve una macchina o un aereo, quando la benevolenza e l'umanità di tanti popoli fratelli che aiutano chiunque passi di lì. L'America latina ha l'odore del caffè e del mate, ha i colori delle pareti di Valparaiso, ha la trasparenza cristallina delle acque dei Sette Laghi, che si insinuano tra le maestose Ande, che ho avuto fortuna di attraversare di notte, quando l'unica luce era lanciata dalla luna e dalle stelle.

L'America latina ha il volto di due bambine guaranì che, in una frontiera tra tre paesi, mi guardarono studiandomi per un po' per poi sventolare le loro mani nell'aria rarefatta di un autobus affollato per salutarmi. L'America latina ha la forza di gente che non si arrende, memore delle nefandezze di tanti satrapi di quella america truccata e cinica. L'America latina ha il suono delle cascate di Iguazú e si specchia nel paesaggio lunare di Atacama.

L'America latina ti marchia a fuoco, formando una cicatrice a forma di sorriso che sarà parte di te per sempre.

lunedì 7 luglio 2014

Cruce de emociones

De la Patagonia a las Cataratas de Iguazú se forma un área multiforme, repleta de diferentes matices, múltiples colores y sensaciones disparatadas. Un vértigo de emociones en el radio de miles y miles de kilómetros cuadrados, entre una frontera montañosa y un Río que en realidad es un mar.

De la Patagonia a Iguazú se mueven pasos intrépidos e inquietos, en constante búsqueda de un panorama nuevo para los ojos y de un sabor nuevo para el corazón. Al principio y al final de estos pasos se halla un lugar peculiar, criollo. Un cruce de emociones como ninguno. La llegada en verano y la partida en invierno cierran el circulo.

Lo antes desconocido se vuelve familiar en menos de siete meses. Las distancias, en principio enormes, se hacen más llevaderas, pese al paso del frío al calor. Las personas queridas aumentan de día en día. Todo es posible en un lugar que vive de continuas mezclas de culturas y cuyas raíces llegan debajo del Océano, procedentes del otro lado.



Armenia, Lambaré, Nicaragua, Libertador, Sarmiento, Defensa, Santa Fe, Cordoba, Corrientes, cotidianamente mencionados, forman parte de la rutina. Y miras hacia atrás y te alegras de tu elección, que a muchos parecía una locura, bendito empuje a superarse constantemente.

Vuelves a escribir otra página de tu libro cuyas primeras hojas son ya amarillas y huelen de tus experiencias. Las demás páginas están por escribir. Con más recursos en tu bagaje. No se ve cuantas son, salen poco a poco, a medida nuevas sensaciones y colores llenen tu vida. Te das la vuelta y vuelves a decir gracias, para volver a apuntar hacia adelante. Otra vez.