lunedì 25 novembre 2013

Amistad

Anni fa, per un compleanno celebrato tra uno spostamento e un altro, ebbi in regalo un film, dal titolo 'Amistad'. Quella parola, pronunciata in una lingua a me già familiare e che presto avrei impiegato quotidianamente, è il filo rosso che accompagna lo scorrere delle mie giornate.

Nell'epoca delle e-mail e dei social network, per non parlare del whatsapp, sentirsi continuamente è molto facile, ma non vale mai quanto uno sguardo, un incontro dal vivo, seppur breve. Passano gli anni, ci muoviamo, chi viene, chi va, ci sfioriamo e ci allontaniamo, senza sapere quando torneremo a vederci. Poi arriva il momento del rincontro.

Ed è come se non fosse passato il tempo. Tutto si congela e si riavvolge il nastro. Si comunica come quando le preoccupazioni erano il trovare i soldi per una pizza o come rimediare un passaggio a casa in una notte sballata. E poi tutto si dissolve in una risata, una smorfia e un gesto scaramantico.



E l'ingenuità si impossessa di te quando ti rendi conto di essere circondato da tanti amici, che neanche la distanza riesce ad allontanare. Qualcuno ti chiede di farlo 'sperdere' in posti sconosciuti, altri ti ripeteranno infinitamente le stesse battute facendoti ridere sempre di più, altri disegneranno letteralmente o figuratamente lo scorrere di tanti anni. Infine altri continueranno a prenderti in giro come dal primo giorno, altrimenti non sarebbero loro, e neanche tu saresti te stesso.

Perché alla fine, silenti o chiassosi, effusivi o pacati, con i loro sorrisi scolpiti nella mente ti ricorderanno costantemente che, se ti giri intorno, non sei mai solo.



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