domenica 27 febbraio 2011

L'urlo in gola


Un distratto controllo di una pagina web, sbattuto su un letto non tuo. Poi un salto, un grido senza controllo. Quello che aspettavi da tanto.
Un messaggio vola lontano. Il destinatario sa già. Poco prima del ritorno a casa è tutto programmato. Per un atto di fede o di amore, o come vogliate definirlo.
E l'attesa lunga più di due mesi ti rode, ti assilla, rimbomba nel petto.

Di nuovo su un treno. Ma non è il solito viaggio errante, senza meta, apparentemente senza senso. E pensi a un racconto di tuo padre, quando tu ancora bambino sentivi quel calore pur senza sapere il perché, quando sorridevi insieme a lui anche se solo di riflesso. Memore di quel ricordo, zaino in spalla e via.

Una scusa perfetta per ritrovare un amico prezioso. Il clima di goliardia la perfetta cornice. E i soliti discorsi che non annoiano mai, le birre bevute in fretta e furia.

E l'adrenalina che sale...

Il teatro è piccolo, spigoloso, ma nel momento in cui si apre il sipario, tutto si ferma.

Impossibile trascrivere l'altalena di emozioni che senti sulla pelle. Devi solo far si che tutto scorra.

E allora quando vedi incredulo la rete gonfiarsi, titubante per un possibile fuorigioco quasi non reagisci. Per un secondo, solo uno. Poi esplodi, inizi a tracciare i passi di una improbabile danza rituale vudù e cerchi di non cadere, cercando l'appiglio e l'abbraccio del tuo compagno di avventure.

IL BOATO.

Sei li. Cerchi vanamente di indovinare l'autore del gesto epico ma poco importa. Il ruggito è tanto forte e l'emozione incontenibile che un gruppo di persone non riesce a contenere la gioia e rotola in campo. Normale amministrazione, per una mandria di pazzi esagitati come te, che ancora non sai se è vero.

Il tempo passa. L'opportunità di sigillare l'impresa sfugge via. E' troppo bello per essere vero. E all'improvviso il gelo. Quei 5 minuti che non vorresti mai più rivivere.

Quell'urlo strozzato in gola. Quel dolce sapore che si tramuta in un'acre sensazione. Testa in giù. Sguardo assente. Niente da dire.

Ti aggrappi a qualcosa, alla presenza di un Deus ex-machina che tardivamente appare e cerca di trovare il bandolo della matassa. Ma stanotte gli dei del calcio non ti sorridono. Il maledetto stridio del pallone è l'arma a doppio taglio di un amore-odio che corrobora e corrode al contempo.

Soffrire per amore.

Eppure eri lì, partecipando, soffrendo, amando, sentendo.

Ma prima di voltare l'ennesima pagina di questo cuore azzurro, stavolta puoi metterci la tua firma. Occhi in lacrime e cuore in gola.

Nonostante tutto...

Io c'ero

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