mercoledì 6 ottobre 2010

A tutto c'è un limite


Quasi striscianti, schifosamente accomodanti. Un manipolo di delegati del comune di Roma, con il deux ex-machina Alemanno a capo, stende un tappeto rosso alla delegazione della Lega Nord scesa a Roma quasi come i Galli o come i Lanzichenecchi, rivendicando qualcosa che non è loro.
Una sorta di resa incondizionata, una scenetta da sagra paesana imbastita per quale fine? Una riconciliazione in realtà forzata, dettata da chissà quale dinamica ponderata dall'astuto e infingardo burattinaio capo. Una scena pietosa, quasi un inchino, un voler abbassarsi a chiedere scusa.
Ma chiedere scusa a chi? Riconciliarsi con chi?
Una mera accozzaglia di pagliacci i quali si vantano di discendenze celtiche, che da sempre millantano odio smisurato per la capitale e tutto ciò che vi si stende a sud. Eppure sono lì, a godere di primizie in abbondanza e del clima soleggiato, mentre i giusti dissidenti fanno sentire la loro voce e vengono allontanati. Stavolta con modi meno bruschi, non come la povera giornalista brutalmente trattata in quel di Napoli, un altro modo per mascherare tutta questa ridicola messinscena.
Perseverare è diabolico. Questo governo protrae in continuazione episodi del genere, imperniati sull'impatto della scena mediatica che convince e rassicura gli elettori.

A volte stare lontani dagli avvenimenti che coinvolgono il luogo che ci ha formati e ci resta nel sangue fornisce una prospettiva più angolata ma più veritiera. Si abbandonano le sovrastrutture ideologiche stilizzate secondo le quali Tizio deve qualcosa a Caio e si analizza il problema - o la serie d problemi - decontestualizzando il tutto.
Ogni problema andrebbe preso per quello che è, singolarmente. Eppure tra il ribrezzo per la nuova emergenza rifiuti nella mia terra - della quale non siamo solo noi uomini del popolo i responsabili - e le ultime patetiche scene da "società dei magnaccioni" e "volemose bene" la rabbia inizia a farsi strada.

E' possibile che con un banchetto a mo di baccanale degno del miglior Dioniso, questa gente voglia davvero farsi le beffe di un intero popolo?

Il buon Totò avrebbe detto: "Ccà nisciun è fess". Forse bisognerebbe rendersi conto di dove stiamo andando a finire, prima di indire delle elezioni che darebbero a un gruppo di esagitati xenofobi e meschini la possibilità di arrivare di nuovo a Roma, ma in massa e con la possibilità di insediarsi nella tanta odiata città ladrona ed affermare come Brenno: "Vae victis"

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