venerdì 17 settembre 2010

Senza mezze misure


La crisi esacerba l'odio.
Così potrebbe essere descritta la disposizione di Sarkozy di "rimpatriare" i rom ai loro paesi (d'origine?). In tempi di magra, si sa, il nazionalismo e l'egoismo la fanno da padroni persino in un paese come la Francia, noto per la grande efficacia del suo welfare state. In tempi di magra, è facile puntare il dito contro i diversi, "i reclusi", i "disadattati", coloro che non fanno parte del progetto di grandeur nazionale. Ed è li che un figlio di un immigrato si scaglia prepotentemente contro una categoria debole di per sé, parte dal basso per creare ogni presupposto ideale alla loro cacciata, tanto per non avere remore di sorta.
Il nodo fondamentale non è tanto se Sarkozy abbia violato o no le norme europee che certificano la libera circolazione dei cittadini nel grande stato inesistente forgiato prima a Maastricht poi a Lisbona. La chiave di tutto è nel rendersi conto se davvero i rom sono solo un facile capro espiatorio messo li a bella posta da un presidente sull'orlo del baratro per scandali assortiti o se davvero la loro presenza nuoce alla stabilità interna ed economica del paese.
Prendi un blocchetto di assegni, staccane alcuni di minimo importo et voilà, in un attimo ti sei liberato di una presenza ingombrante, di una valvola impazzita che non si incastra nel tuo meccanismo socio-politico.
La cassa di risonanza internazionale emette un rumore sordo proveniente dalla Germania e un tintinnio melodioso proveniente dall'Italia. Ed eccoci tornati all'ennesimo intervento si Superman, colui che non si lascia scappare nessuna occasione per intervenire in tackle scivolato con un intervento eclatante volto ad accaparrare l'attenzione dei media. Il veleno iniettato nelle sue orecchie dalla Lega si è trasformato in concime ed ha trovato terra fertile nelle congetture protezioniste del grande magnate, da sempre propenso ad allargare a dismisura la sua immagine ed il suo potere.
Parigi e Roma a braccetto come non mai, accomunati da uno spirito di aleatoria liberazione del territorio dalla "feccia". Ma siamo sicuri che la feccia non siano loro? Due uomini a capo di due Stati storici stanno cercando di farla loro la storia, ma in negativo, trovando scusanti come quella della crisi o gonfiando problemi come quella dell'illegalità (ma cosa significa davvero illegalità?) e aggrappandosi alle dinamiche anti-immigrazione come capisaldi di una nuova politica interna ed estera.
In tutto questo, il colonnello Gheddafi spadroneggia nel Bel Paese, facendo sparire i potenziali immigrati in maniere sconosciute persino alla AAA della dittatura argentina, famosa per "desaparecidos" e "vuelos de la muerte".

Fin dove si spingerà questo rancore incondizionato? Dove ci porterà l'astio atavico verso lo straniero che assurge al ruolo di vittima sacrificale?

In medio stat virtus, diceva qualcuno. Forse sarebbe proprio il caso di cercarla questa virtù, esautorando le massime autorità dal loro potere decisionale schiacciante e annichilente.

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