domenica 4 gennaio 2015

Lo scultore del legno

Non ricorderò mai il suo nome. O forse non l'ho mai saputo. Era lì, seduto alla ben meglio al crocevia tra una discesa e una salita tra due sentieri diversi che si inoltravano tra le cascate più dolci del pianeta. Il rumore del suo arrivo mi aveva fatto trasalire. Esageratamente assorto dal continuo scrocio dell'acqua, ero indeciso sulla direzione da prendere. Poi lo vidi. E mi diressi verso di lui.

La gamba destra era l'unico appoggio rimasto dei suoi giorni di svago da adolescente, quando rincorreva un pallone o un amico mentre giocavano a nascondino. Mi avvicinai a lui, intento a battere colpi di martello su uno scalpello poggiato su un legno particolare. Non ricorderò mai neanche il nome di quel legno così pregiato. Ricordo solo che iniziò a parlarmi prima che io potessi chiedergli qualsiasi cosa.


Traspariva dal suo sorriso una disponibilità unica. Un'umanità riscontrata in molte persone dell'altro emisfero. "A quindici anni rimasi senza una gamba e allora fui costretto a inventarmi qualcosa per passare il mio tempo". Con tutta la serenità che trasmetteva il luogo, il mio nuovo amico si avvicinava inesorabilmente al mio cuore, lasciando che una pausa improvvisata assumesse l'aspetto di una piacevole e sorprendente scoperta.

Il ritmico colpo del martello disegnava poco a poco un viso nel legno. Un battito di cuore. Un rumore lieto. La sua abilità riecheggiava con le cascate in sottofondo e l'arcobaleno all'orizzonte. Non ricorderò mai il nome di questo scultore di legno. Così come lui non ricorderà mai il mio. Mi accontenterò di aver condiviso qualche minuto di vita con qualcuno che non si è mai arreso e attraverso il legno tramanda la sua arte.

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