giovedì 17 dicembre 2009

Tanto rumore per nulla


Com'era? Ah si, da Kyoto a Copenhagen ci sono 8mila km e 12 anni di distanza, un ipotetico sentiero da percorrere era stato tracciato ormai da tempo, con l'intenzione di giungere finalmente ad un accordo vincolante affinchè il trend globale di surriscaldamento del mondo venisse fermato una volta per tutte. Dovevano essere due settimane cruciali, durante le quali le più alte autorità mondiali si mobilitavano per poter affrontare il problema concretamente. Ma probabilmente le autorità hanno pensato solamente a muoversi e non a mobilitarsi, credendo che il vertice di Copenhagen rappresentasse solo una tappa in un viaggio di piacere, oppure che fosse la scusa per recarsi a vedere la famosa Sirenetta, che tra l'altro è falsa in quanto l'originale è in ostaggio in Cina per un pò.
In questi primi 10 giorni il summit ha riscontrato pochi effetti concretamente focalizzati al raggiungimento di un accordo, cercando in prima istanza di coinvolgere le potenze più inquinanti, ossia Cina e USA, che con un dribbling degno del pallone d'oro Lionel Messi avevano aggirato il protocollo di Kyoto, nel lontano 1997.
Lo scetticismo che serpeggiava prima che il meeting avesse inizio è stato pienamente giustificato: i paesi più ricchi, ossia il vero capro espiatorio dell'intera vicenda, si sono dimostrati incapaci di prendere le redini e di giudare l'ONU all'agognato accordo. In pochi sono stati davvero fermi nell'affermare che solo attraverso alcuni sacrifici si può arrivare ad una svolta effettiva.
Ma da che parte sta la ragione? Dalla parte dei paesi ricchi che predicano bene e razzolano male?(vedi USA)Da parte dei paesi in via di sviluppo che si vedono bloccati nella loro crescita? Da parte delle nazioni più povere, i cui territori sono addirittura minacciati dalle peggiori conseguenze di un innalzamento delle temperature globali?(vedi Maldive)
Il punto di incontro è lontano, il summit sul riscaldamento globale sembra essere diventato un cubo di Rubik col quale hanno già giocherellato diversi bambini, una soluzione sembra l'ultima delle cose alle quali i grandi della terra stanno pensando adesso.
Ma a cosa serve in effetti un vertice per combattere seriamente il riscaldamento globale, quando vengono spese quantità potenzialmente adatte a istituire un fondo per lo sviluppo di tecnologie meno inquinanti, quando si spreca denaro per le comodità della autorità, che a Copenhagen si muovono in Taxi e che per arrivare si imbarcano con poche persone in jet privati? Se si vuole davvero dare un esempio concreto alla popolazione del mondo, i "grandi" dovrebbero essere i primi a darci una prova di ciò che davvero si può fare per salvare il nostro pianeta.
Ad un giorno dalla fine del summit, tutti attendono ansiosi l'arrivo del "Deus ex machina" Barack Obama, il presidente del paese più influente e più inquinante, colui che rappresenta il gigante che ha mangiato più di tutti e vuole continuare a farlo senza rinunce. Probabilmente tutto si risolverà in una bolla di sapone, con la consapevolezza di aver speso tempo, soldi e risorse per niente, avendo dato un'altra sberla al nostro già traballante pianeta, che è si abitato da uomini, ma evidentemente non da persone responsabili...

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