mercoledì 24 febbraio 2016

Deliri, dolori e vecchi vizi

Andando a memoria, l'ultima volta che mi è venuta la febbre è stato tre anni fa. Una gasteoenterite mi aveva colpito dopo un preavviso di cinque ore di insonnia mentre ancora facevo lo schiavo da tastiera tra quattro mura. Il corpo a ripreso a bollire oggi, in un fine febbraio piuttosto caldo per l'epoca, con un sole che non accenna ad andarsene. Le gambe che tremano sono il preludio dell'obbligato ritiro in casa, dove in questo momento sono solo, per fortuna o purtroppo.

Mentre rientravo maldicendo chiunque rallentasse il mio ritmo febbrile, mai aggettivo fu più adatto al momento, davo nuovamente omaggio a una di quelle farmacie ormai più simili a gioiellerie, per provare a recuperare quanto prima una condizione fisica decente, visto che star male è caro per chi non dispone di privilegi sociali come la malattia e affini.

Arrivato a casa, scopro che in realtà non sono solo: la gatta nel mio momentaneo appartamento mi accoglie appena varcata lo soglia. Non sa che sono di pessimo umore e non ho alcuna intenzione di stare appresso ai suoi 'miao' periodici. In un primo istante faccio affidamento alla pazienza, una virtù che mi manca di default da quando uscito dal ventre di mia madre.

Lentamente mi accingo a preparare due toast per poter subito ingurgitare l'intruglio benefico dal sapore a disgustoso, dicotomia insulsa che mi ricorda il doppio taglio di alcune armi nella vita. Ma non avevo fatto i conti con la gatta, che saltando da un sedia fa cadere il tutto, creando una patina di briciole a terra che sarebbe bastata per tre cotolette.

Una, due, tre bestemmie in turco, prima di chiuerlao in una delle stanze e decido di riprendere il rituale del tost. Poi l'amara bevuta, prima della Champions League in streaming, preludio di una nottata a letto. Alla sinistra del pc una vecchia abitudine, ideale per i momenti 'difficili' come questo, una bottiglia di plastica dalla forma sinuosa, con un'etichetta rossa.

Era oltre un anno e mezzo che non ricadevo nel mio vizio capitale di adolescenza. Ma erano quasi tre anni che non avevo la febbre. I deliri e i dolori richiamano i vecchi vizi. E oggi sono di nuovo adolescente, almeno dentro.

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