Le leggende sono tante, i miti molteplici, ma solo le storie uniche lasciano il segno. Le storie degli uomini. Perché Ulisse alla fine era un uomo, nel vero senso della parola. E da essere umano peccatore e curioso ha vagato per quello che allora era il mondo preso dal fervore di chi non si accontenta mai.
Il dolore del ritorno, il dolore della partenza. Il dolore di una schiena che non si arrende al passare del tempo. Dieci anni dopo la scossa che ha staccato la faglia e portato a una deliziosa e piacevole deriva.
La colpa, però, è anche dei miei genitori, che mi hanno fatto vedere la prima luce riflessa sul mare, quella distesa che, ovunque si trovi, ti fa pensare all’infinito, ti fa viaggiare costantemente. E da quando devo viaggiare anche per loro, e li vedo da ogni finestrino che mi accompagnano sorridenti, li incolpo ancora di più.
Cercando Ulisse mi sono imbattuto in Achille. Ma alla fine questi non sono altri che giri labirintici. Forse anche maldestri. Ma sono le impellenze di un nostalgico curioso, che sperso tra mari e radure cerca continuo sfogo di un’anima tribale. Oggi più che mai.