lunedì 20 gennaio 2014

Wonderwall

L'insonnia è un fastidio che mi perseguita da quando ero bambino, quando alle 6.30 del mattino la mia sveglia interiore mi metteva sull'attenti perché c'era Holly & Benji in TV e prima di andare a scuola dovevo sorbirmi la mia mezz'ora di rovesciate interminabili e flash back di giovani campioni in corsa.

In seguito l'ansia ha fatto il resto. Sonni corti, raramente profondi e spesso instabili. Manifestazione di tutto ciò è un certo sonnambulismo che quest'estate, durante il Cammino di Santiago, ha rischiato di farmi fare davvero male mentre con un salto scendevo da un letto a castello. Eppure mi sento di dovere un favore alla mia insonnia strutturale. Grazie ad essa, mentre uno dei tantissimi autobus sui quali sono salito nel mio ultimo viaggio si inerpicava su per le Ande, ho potuto godere di uno spettacolo unico.



Attraversando di notte il confine naturale tra Cile e Argentina, nel tragitto tra Santiago e Mendoza, pensavo di non riuscire a poter apprezzare del tutto la maestosità della catena montuosa più lunga del mondo. All'una di notte mi accorsi di sbagliarmi. E molto. La luce irradiata dalle lontane luci delle stelle rendeva il cielo luminoso, permettendo ai miei occhi stanchi e spossati di godere del meraviglioso paesaggio.

Le otto ore di percorso, compreso il freddo che ci riservò l'attesa alla dogana, valsero la pena solamente per quelle due ore durante le quali mi lasciai avvinghiare dalle cuspidi rocciose che si allungavano puntando all'infinito, a quella coltre di stelle mai così vicine. Il sonno mi colpì quando il sole spuntava lentamente da dietro le montagne, come se mi volesse avvisarmi che lo spettacolo fosse finito e che potevo finalmente riposare.

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