lunedì 16 maggio 2011

Scusate il ritardo...


“Papà, mi porti a vedere Maradona?” La richiesta innocente e speranzosa di un bambino durante i suoi primi e timidi approcci a quella malattia tutta azzurra che si chiama Napoli. Emozioni per uno scudetto che percepì più di riflesso che per averle provate sulla mia pelle, non avrei ma immaginato di aver dovuto aspettare tanto ancora.

Lo scudetto non c’è, agognata chimera destinata a fermarsi su al Nord, ci ha ammaliato per un attimo e poi traditrice ci ha lasciato, complice la troppa euforia mista all’eccessiva pressione. Vari rituali scaramantici s sono susseguiti, la tremarella nelle gambe dei giocatori veniva alleviata dall’urlo dei tifosi. Il mio veniva da lontano, per forza di cose, eppure sono sicuro che è riuscito a farsi sentire. Rinchiuso in una stanza cercando un segnale decente, in qualsiasi lingua del mondo, a volte senza nessuno attorno a me da abbracciare eccezion fatta per un paio di cuscini.

Ieri non era un giorno qualsiasi. Un primo tempo riversato nel pathos malinconico di un eventuale fallimento, condito da una camomilla necessaria per la nausea che aveva caratterizzato le ore precedenti al fischio d’inizio. Uno schiaffo. La passione in pieno mese di Maggio. Una scintilla insperata e poi la festa. Sempre da lontano, ma solo col corpo.

Ieri è stato la storia, non so da quanto non piangevo, di gioia intendo. Adesso si che lo sentivo, l’irrigidirsi della pelle e il volto stanco per l’allegria immensa, per qualcosa che non molti possono capire ma che chi sa condividerlo sa essere un tesoro raro. Anni di calici amari, di sventure, di fallimenti venivano spazzati via in un urlo orgasmico decisivo, solitario y final, come direbbe Soriano.

Eh si, io che ho vissuto dal vivo l’Inferno della serie C e la maggior parte degli anni allo stadio li ho passati quando eravamo in B a sporcare la maglia azzurra di fango, adesso voglio gridare e liberarmi, adesso voglio sentire una musica speciale riservata a pochi, adesso voglio calcare nuovi palcoscenici, sempre con te, l’unico amore eterno della mia vita…

Inutile impelagarsi in retoriche fasi fatte, adesso urliamo e godiamoci questo momento. Di lacrime di gioia, si spera, ne arriveranno ancora altre…

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